Santanchè:”Turismo, vietare non è la ricetta. Servono regole. Decisiva la destagionalizzazione”

15/08/2024

L’intervista del Ministro del Turismo Daniela Santanchè al quotidiano “Il Tirreno”.

Santanchè: ”Turismo, vietare non è la ricetta. Servono regole. Decisiva la destagionalizzazione”

Estratto Intervista del Ministro Santanchè a “Il Tirreno”

 
Una doverosa premessa prima dell’intervista vera e propria. Avrà sicuramente seguito il recente dibattito sul disegno di legge presentato dal senatore leghista (peraltro toscano) Manfredi Potenti, il quale avrebbe voluto vietare la declinazione al femminile dei titoli istituzionali ma che poi è stato sconfessato dal suo stesso partito. In seguito a tutto questo, la devo chiamare “ministro” o “ministra”?
 
Io sono senatore e ministro. E non perché sia d’accordo con il senatore Potenti, ma perché la mia identità di donna non può essere definita da una declinazione, ma nemmeno da una quota rosa.
 
L’ulteriore rinvio del governo sulla questione “balneari” è stato interpretato da molti come un autogol della destra, che è sembrata voltare le spalle a una sua lobby. E’ un’interpretazione corretta?
 
Questo governo non volta le spalle a nessuno. Tutt’altro. Ci mette sempre la faccia e cerca di risolvere problemi. Anche quelli che i precedenti governi hanno accantonato o rinviato, non abbiamo mai pensato di procedere senza attivare una interlocuzione con l’Europa che potesse risolvere il problema definitivamente .
 
Cosa pensa della proposta di legge approvata nella settimane scorse dal consiglio regionale della Toscana, in cui si prevedono un criterio di premialità per l’esperienza professionale e
l’introduzione di un equo indennizzo per i gestori uscenti?
 
Come anche evidenziato in alcuni quotidiani in questi giorni e racchiuso una pdl a firma zucconi/caramanna crediamo che sia doveroso, nel caso si optasse per evidenze pubbliche, riconoscere indennizzi per tutti coloro che in questi anni hanno fatto investimenti e migliorato i servizi di un assett strategico del nostro turismo. Ma attraverso una norma nazionale.
 
Overtourism anche in Toscana: quali, secondo lei, le giuste contromisure?
 
La questione riguarda la Toscana così come altre regioni. La chiave, però, è unica:
destagionalizzare, delocalizzare e puntare sulla qualità perché l’Italia è una nazione di qualità. La Toscana è una regione che offre diverse esperienze turistiche, non confiniamola ai suoi luoghi simbolo. La  Toscana è i suoi borghi, il suo mare, le sue colline, il suo cibo, il suo vino, i suoi treni storici. Tutto va messo a sistema e organizzato con un programma che punti più sulla qualità che sulla quantità. Con il g7 che organizziamo a Firenze cercheremo anche di dare impulso alla promozione di questa meravigliosa terra accessibile 12 mesi l’anno, e questo è un importante punto di forza.
 
Il Comune di Firenze, con Nardella prima e con Funaro ora, fa bene a insistere sullo stop agli affitti brevi all’interno dell’area Unesco?
 
Io non sono per i divieti assoluti, dobbiamo regolamentare e non criminalizzare gli affitti brevi che in molte aree italiane, dove scarseggiano gli alberghi (e Firenze mi dispiace dirlo ne è un esempio) gli affitti brevi sono fondamentali per accogliere i turisti. Per questo come governo abbiamo inserito il Cin per regolamentare e gestire il fenomeno. Poi dico sempre andiamo a leggere i numeri, siamo sicuri che il problema siano gli affitti brevi e non altre categorie come i B&B o altre tipologie di ricettività normate dalla stessa regione ? Perché solo analizzando i numeri possiamo intervenire sul problema. Sempre ricordando che ogni iniziativa ministeriale volta a favorire il decongestionamento del turismo italiano e la promozione di un’offerta quanto più diversificata non può in ogni caso travalicare i confini del riparto di competenze tra Stato e Regioni, anch’esse deputate a porre in essere ogni misura utile a garantire la migliore fruizione del proprio patrimonio turistico.
 
Ci vuole spiegare bene cosa prevede la norma che ridisegna i contorni della tassa di soggiorno?
 
Non c’è alcuna norma, abbiamo solo avviato una riflessione su questa imposta proprio per lavorare, insieme ai comuni e alle associazioni di categoria, ad una tassa che possa davvero esser funzionale al turismo. I confronti proseguono infatti a settembre ci sarà il tavolo di lavoro con i comuni.
 
Lei ha sempre sostenuto che sarebbe meglio e più corretto parlare di “tassa di scopo”. Cosa intende?
 
La tassa di soggiorno deve essere investita in servizi per il turismo, in promozione, deve supportare politiche di gestione del turismo, di accessibilità, di destagionalizzazione e delocalizzazione. Non deve servire per appianare i debiti dei comuni.
 
Recentemente il presidente della Toscana Giani ha annunciato di voler far pagare le prestazioni ospedaliere (a partire dai semplici accessi ai pronto soccorso) ai turisti extra Ue. E’ d’accordo?
 
L’Italia si è sempre mostrata una nazione  accogliente, credo far pagare ai turisti (che già pagano tassa di soggiorno) le prestazioni ospedaliere sia sbagliato .
 
Il turismo del lusso (vedi Forte dei Marmi) tiene bene, ma sta sparendo sempre di più la vacanza del ceto medio, eccessivamente tartassato dalle bollette e dal caro-vita.
Cosa fare per risollevare questa fascia media della popolazione?
 
Il governo Meloni  punta ad aiutare soprattutto i redditi medio bassi con una nuova modulazione delle aliquote Irpef e conferma del taglio del cuneo fiscale. Grande aiuto si è dato alle famiglie numerose e alle politiche per la natalità.
 
Al convegno sulla nautica organizzato dal Tirreno a Viareggio il ministro per le Politiche del Mare Musumeci ha sottolineato l’esigenza di avere più posti barca a disposizione nei porti. Ma secondo lei c’è posto? E’ uno scenario possibile per la Toscana?
 
Assolutamente. Il mare è una nostra risorsa preziosa e va sfruttata al meglio. La blue economy è una politica che va implementata e che risulta fondamentale per l’Italia che ha molte opportunità grazie alla lunghezza della nostra costa. La nautica ha un ruolo importante all’interno della BE sia per i numeri del comparto, vero vanto del made in Italy, ma anche, e soprattutto, per l’indotto che genera grazie all’economia della filiera nautica. La nautica da diporto è il vero motore di sviluppo economico per il centro sud Italia. Non bisogna criminalizzare la nautica e gli armatori, retaggio di vecchie ideologie politiche, ma anzi sostenere questa filiera. L’assenza di posti all’ormeggio, e quindi di infrastrutture adeguate, limita la potenzialità di sviluppo dell’intero sistema e che colpisce in particolare il centro-Sud
 
L’industria della neve. Alla luce del profondo cambiamento climatico che ci troviamo di fronte e con cui dovremo sempre più fare i conti, è ancora sostenibile puntare sul turismo bianco per una parte di Toscana? Il nostro Appennino potrebbe forse “riciclarsi” in una formula più green e più ambientalista adatta alle stagioni primaverile ed estiva?
 

Stiamo andando verso nuovi modi di vivere la montagna che infatti sta diventando una meta anche in estate, i numeri parlano di crescita continua. Gli Appennini, che come governo stiamo sostenendo anche attraverso i fondi dedicati alla dorsale appenninica (ricordo i recenti 13 milioni approvati nell’ultimo Cdm), devono rafforzare il proprio marchio, lavorare sul marketing e sulla promozione come hanno fatto regioni come il Piemonte. È possibile immaginare una montagna diversa e sostenibile, accessibile tutto l’anno, se si punta sul rafforzamento dell’identità dei territori e se ci si unisce sotto un unico brand. La forza del turismo è nel suo marchio: basti pensare al nostro brand Italia che è il terzo marchio al mondo e rappresenta il nostro più potente motore in termini di attrazione turistica.

 

Intervista Il Tirreno